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Tutto é iniziata da una mia lettera al Direttore della rivista “Quotidiano Sanità”

Gentile redazione,
sono Medico di Famiglia dal 01/07/2021, dopo 30 anni di lavoro ospedaliero.
Premetto che la mia attività non la trovo così difficoltosa come troppo spesso dichiarato da Medici di Medicina Generale. Tengo il mio cellulare acceso 24 ore al giorno per 7 giorni la settimana, termino la giornata esaurendo tutte le richieste quotidiane in modo da ricominciare “vergine” ogni nuova giornata successiva. Non ho più il capestro di turni di guardia e finalmente non devo occuparmi di Sabati e Domeniche. Certo, non so quando riuscirò ad organizzare una vacanza, ma per il momento non è una necessità. Faccio regolarmente delle visite domiciliari (anche a casa di isolati per COVID se non stanno bene per evitare superflui ricoveri). Naturalmente utilizzo in modo massivo la tecnologia a mia disposizione e studio costantemente il modo di costruire un proficuo rapporto medico-paziente (utilizzando il buon senso, la buona pratica clinica e i metodi della Programmazione Neuro-Linguistica).
Non sento il bisogno di altro, se non quello di crescere e migliorare come Medico e come Uomo.
Non mi spaventa neppure l’eventuale aumento di carico di lavoro prospettato con l’adozione di una riorganizzazione del sistema di governo della sanità territoriale, perché sarà solo una questione di organizzazione, soprattutto mentale, niente che una mente elastica ed evolutiva non possa affrontare e superare.
Mi chiedo però se il legislatore abbia presente la mentalità della maggioranza dei medici di medicina generale che, come qualsiasi altro lavoratore, ha sviluppato una mentalità conservativa. In particolare all’impatto su quei medici (molti) che si pensioneranno anticipatamente per non sottostare o affrontare un cambiamento che, al momento, pare penalizzante sotto molti punti di vista. E’ stata presa in considerazione la vera entità di questa “fuga”? E quanti medici poi che, come me, volevano passare al territorio non lo faranno perché non hanno più la forza e la voglia di “imbarcarsi” in una “avventura” dai contorni al momento incerti? Si è pensato al numero di infermieri e operatori già in numero insufficiente, alla possibilità che riempiendo un bicchiere se ne svuoterà un altro? Ci sarà la forza lavoro per strutture al momento praticamente inesistenti, da costruirsi o da convertirsi? I tempi per raggiungere un minimo di efficienza saranno sicuramente lunghi e i pensionamenti avranno comunque un succedersi regolare (o ultra-regolare a causa dei pre-pensionamenti).
Tempi sufficienti a “istruire” in modo massivo e programmato le figure necessarie al sistema odierno e che così tornerebbe all’efficienza grazie ad un efficace rapporto numerico professionista sanitario-assistito. Creare nuovi posti in sanità e non in edilizia (intendo case o ospedali di comunità).
E gli assistiti? Siamo sicuri di soddisfare le loro richieste, non solo di salute, ma anche di esseri umani con le loro paure e insicurezze? Si finirà per perdere il rapporto di fiducia nel “proprio” medico, trovando nella nuova realtà un medico sempre diverso o un medico affaticato (i suoi 1500 assistiti e le 18 ore settimanali delle case o negli ospedali di comunità)? O nelle nuove strutture saranno destinati solo giovani e inesperti medici usciti da poco dal Corso di Medicina Generale?

Un umile pensiero che da qualche giorno vaga nella mia mente, forse limitata

Cordiali Saluti

La lettera è stata pubblicate ha suscitato le prime reazioni

Successivamente sono stato contattato da due giornalisti e Venerdì 18 Marzo è stata pubblicata una mia intervista su “La Repubblica”.

Il 22 Marzo ho avuto questo scambio di mail con un collega che ho chiamato Anonimo per questioni di privacy:

Mail Da Anonimo:

Scusami collega, ho 55 anni e aspetto con ansia la pensione anticipata, mi farai il piacere di farmi sapere cosa ne pensi della medicina generale fra un paio di anni. Anche io i primi cinque anni pieno di entusiasmo, poi la burocrazia e l’arroganza, la meschinità degli assistiti (non pazienti), le angherie dei vertici ASP e per finire la denigrazione costante dei mass media mi hanno fatto entrare in uno stato di burnout che dire ODIO questo lavoro … è poco. Comunque ti sarei grato di non raccontare cose che ancora non hai vissuto a giornalisti del cazzo. Attento sei a partita Iva adesso, il prossimo anno lacrime e sangue quando ti chiamerà commercialista per IRPEF, ti consiglio mettere da parte almeno 1000 euro al mese con 1400 clienti. Ti ricordo che niente TFR, niente tredicesima, niente INAIL, niente malattia, le ferie scordatele se non trovi sostituto e comunque al rientro troverai tanto di lavoro arretrato che maledirai le ferie. Weekend liberi?   Scordateli, se non ti trovano al cellulare sei finito. Mi fermo qui ma potrei continuare all’infinito. Ti sarei grato se il giornalista che ti ha intervistato lo indirizzeresti a intervistare me. Non pubblicherebbe mai quello che dico…la verità non fa notizia.

Mail di risposta da me:

Caro Anonimo, ho 57 anni e 30 di pratica ospedaliera e di raccolta, spesso sacrosanta, di disavventure con Medici di Medicina Generale. Dire che non conosco la realtà è un pò forte dato che, come puoi immaginare, ho amici medici come te che frequento e con cui da anni discuto amabilmente. Quello che ho detto è scomodo e mi spiace che tu abbia “gettato la spugna” così presto. Trovo la nostra una professione etica che va oltre il nostro tornaconto personale. Ti faccio sapere che per 30 anni non ho percepito nessuna delle facilities che elenchi, in quanto a regime libero professionale, e quando andavo brevemente in ferie lo facevo senza percepire stipendio (questo per dirti che quando parlo io conosco bene quello di cui parlo, mentre tu non hai alcuna idea di quanti regimi retributivi penalizzanti esistano in regime ospedaliero e soprattutto ignori che i vertici esistono anche in realtà ospedaliere e che possono essere anche peggio di quello che tu racconti per la realtà MMG). Potrei parlarti dei versamenti ENPAM annuali di Quota B. Potrei parlarti del mutuo trentennale ancora a mio carico, dei figli universitari e da aiutare dato che vivono fuori casa, della mia Yaris scassata quando mi piacerebbe una BMW. Ma tutto questo non coinvolge e non deve coinvolgere la mia professione e soprattutto la mia professionalità. Io lascio il telefono veramente aperto 24/24 e 7/7 e nessuno si permette di disturbarmi, ma anche fosse ti ricordo che esiste il tasto rosso per non rispondere, se hai un telefono dual sim, e se magari poi stai attento a chi dai o dove fornisci il tuo numero personale non dovresti incorrere in “terribili” disturbi (ti garantisco che i call center sono molto più antipatici). A difesa dei giornalisti devo dire che cito testualmente “siamo stufi del continuo piagnisteo” (sai come è… “il troppo stroppia”). Penso quindi si asterranno dall’intervistarti perchè poco interessati (del resto chi intervisterebbe chi da’ l’epiteto “del cazzo” ad una persona che non conosce minimamente! E poi non si può sentire “Non pubblicherebbe mai quello che dico…la verità non fa notizia” frase che trovi ormai inflazionata su qualsiasi social!). Ed è per questo che prossimamente concederò la terza delle interviste gentilmente richiestemi. Mi spiace che quello che racconto non ti piaccia, ma questa che racconto è la verità su di me e non pretendo di rappresentare nessun altro. Ho l’impressione che tu sia molto sensibile, ma risuoni all’interno di una campana adattandoti semplicemente al racconto mainstream di chi ti circonda. Per questo sono passato alla “Medicina di Famiglia” (bada bene non medicina generale) e in questo senso mi muovo, con necessari sacrifici personali (mai piaciuto il culo caldo, neppure quando sono stato volontario nella mia clinica per curare i miei malati COVID e, la sera che ho deciso, ho poi parlato ai miei figli dicendo che non avrei mai abbandonato i miei Pazienti nel momento del bisogno, nonostante i rischi per la mia salute. Ti assicuro non un momento facile!). Pertanto, nonostante i costi, ho una grande e accogliente sala di aspetto perché i Pazienti arrivano con paura (devi capire che non sempre hanno le armi e la nostra cultura, anche se tu me ne stai facendo ricredere) e quindi devono essere a proprio agio o quantomeno meno impauriti (spesso l’aggressività è difensiva e segno di poca fiducia, spesso per atti infausti da noi medici compiuti). Inoltre sto imparando metodi moderni per comprenderli (come i principi della Programmazione Neuro-Linguistica). Insomma, fare il Medico (questa volta uso la maiuscola come la uso sempre per i Pazienti) è quello che tu hai rapidamente scordato (o forse non hai mai conosciuto): è o un grazie (che non è gratificazione personale, ma solo un modo per validare il tuo metodo di assistenza) sono i 30 Kg di riso che ho ricevuto a Natale quando ero a Garlasco da soli quattro mesi. Secondo te non ne vale la pena? Ricorda che i soldi vanno e vengono e noi medici non facciamo di certo la vita che sono costretti a fare molti nostri concittadini: basta ascoltarli e capire molte cose. Potrei in verità andare ancora avanti per molto, ma ti risparmio.Sappi, citandoti anonimamente, che pubblicherò la tua mail e la mia risposta sul mio sito informativo e di questa mia pubblicazione manderò copia a uno di quei giornalisti” del cazzo”Ti auguro ogni bene: prima di tutto di ritrovare lo “spirito medico”, ma se non ci riuscissi ti auguro (e lo auguro a tutta la categoria) di raggiungere presto la pensione anticipata. A mai più risentirci.

Il 22 Marzo il secondo secondo giornalista della rivista “Medico e paziente” ha pubblicato questa video-intervista:

Ed è di ieri la pubblicazione di un’altra intervista da parte di un terzo giornalista su “Milanofree.it”

https://www.milanofree.it/milano/cronaca/la-storia-del-dottor-luca-rossi-dopo-la-pandemia-faro-il-medico-di-base.html