Ieri mattina sono stato vittima di una aggressione da parte di due assistiti, madre e figlio, di cui conosco solo i cognomi dato che non sono ancora registrati nel mio database. Un disturbo che mi ha costretto a chiedere l’intervento della Forza pubblica. Senza entrare nei dettagli, voglio ricordare che lo studio é mio (ogni medico ha una convenzione con il SSN) e che a me spetta scegliere come regolarne l’accesso e la fruizione dei servizi (sempre a norma di legge), soprattutto ora in tempi di PANDEMIA DA CORONAVIRUS. Non tollereró deroghe a questo (ad esclusione di comprovate esigenze di urgenza, valutazione che spetta esclusivamente a me). Il fatto che i miei Assistiti abbiano patito innegabilmente un lungo periodo di disagio, non intendo venga fatto ricadere negativamente sul mio metodo organizzativo e di lavoro.
Primo anno da Medico di Famiglia
Questo primo anno da Medico di famiglia mi è servito per impostare la gestione di una comunità che ha raggiunto i 1540 assistiti. Se 53 visite in studio e 6 visite domiciliari la settimana sono i numeri di questo lavoro, credo di aver fatto un buon lavoro.
Sono partito il 1 Luglio 2021 da zero, portando il mio bagaglio di trent’anni di esperienza ospedaliera e il desiderio di ricreare un corretto rapporto Medico-Assistito e poi Medico-Paziente.
Per farlo, mi sono dovuto imporre con fermezza e cortesia, con regole precise, improntate sulle necessità di questa comunità, con tanto impegno ed empatia.
I numeri più sopra citati sono la validazione del mio metodo e descrivono il lavoro svolto.
Non c'è stato un solo momento di sconforto e sono molto soddisfatto del mio lavoro.
Ho riscoperto quanto amo fare il Medico e quanto mi gratifichi.
Certamente non è stato facile superare le innumerevoli difficoltà burocratiche, così differenti rispetto alla mia abituale esperienza ospedaliera, ma nulla risulta insormontabile con l'impegno.
Ho poi ripreso in mano nozioni di specialità che avevo utilizzato di rado negli anni di ospedale: mi sono dedicato per anni alla cardiologia, alla pneumologia, alla neurologia e all'ortopedia ed ora affronto quotidianamente anche altre specialità come la chirurgia generale, l’endocrinologia, la dermatologia e tutte quelle discipline che occorrono con più frequenza sul territorio.
E’ stato bello mantenere un rapporto empatico, umano con la maggior parte degli assistiti e, in qualche caso, ne é uscita una amicizia, senza che questo intaccasse il rapporto fra medico e assistito, anzi rafforzandolo.
Non è stato tutto rose e fiori, ma ho provveduto subito ad eliminare i “rami secchi” ricusando alcuni assistiti diseducati.
Questo anno ha un importante significato personale: dimostrare come, a 58 anni, si possa ancora cambiare, mettersi in gioco e lavorare con ritrovato entusiasmo. Non ha importanza la fatica mentale e fisica, le ore passate ad organizzare lo studio sia come ambiente che come attività medica, nei fine settimana e durante le pause lavorative, se il risultato è poi soddisfacente.
Mi è piaciuto avere accanto una moglie che, oltre a sostenermi, ha pensato ad arredare, pulire e inventare le nostre vetrine delle festività, che mi aiuta a mantenere in ordine le forniture dello studio e controllare le scadenze dei farmaci. E’ stato importante il sostegno dei miei ragazzi, morale e pratico. E anche la serenità che mi danno i nostri cani una volta a casa.
Volevo essere un medico moderno “di una volta” e per questo ho lavorato e lavoro ogni giorno, sperando che non mi manchi il sostegno di questa piccola comunità. Per questo ho creato e fatto mio questo semplice aforisma: “Un assistito corretto concorre alla bontà del suo medico di famiglia".